Nella memoria del procuratore Nottola indicati i punti di deboli del sistema: “Bisognerà interrogarsi sulla ulteriore sostenibilità di una eccessiva contrazione delle risorse da destinare al settore, senza prima affrontare il vero nodo rappresentato da una coerente riqualificazione della spesa, da depurare innanzi tutto da fenomeni di mala gestio e da sprechi”.
26 GIU - La Corte dei Conti non risparmia le critiche al sistema sanitario nazionale. E lo fa il giorno del suo giudizio sul Rendiconto generale dello Stato in una delle tante relazioni presentate ed in particolare nella memoria del Procuratore generale Salvatore Nottola, nell’ambito della quale c’è un corposo capitolo dedicato alla sanità curato dal vice procuratore generale Roberto Benedetti.
“Una delle voci più rilevanti della spesa pubblica è quella relativa alla sanità. In proposito – osserva Nottola nelle sue considerazioni iniziali - l’andamento della gestione finanziaria del comparto sanitario ha presentato anche lo scorso anno alcuni aspetti positivi e di miglioramento rispetto agli esercizi precedenti, frutto delle varie manovre di contenimento della spesa pubblica, che hanno consentito di attestare i risultati finali di spesa a livelli più contenuti di quelli inizialmente previsti. Fra l’altro, pur considerata la particolare congiuntura economica, la sua incidenza sul prodotto interno lordo è tornata a diminuire, in misura tuttavia contenuta, attestandosi al 7,2% (nel 2012: 7,3%)”.
“Per quanto riguarda il finanziamento del S.S.N. – prosegue Nottola - il complesso delle risorse acquisite a tale titolo nello scorso anno è ammontato a € 113,039 miliardi, in diminuzione rispetto al 2012, e conferma il trend positivo degli scorsi anni, con un avanzo pari a 0,381 miliardi”.
“Conclusivamente – sottolinea il Procuratore generale - si può osservare che se da un lato la gestione complessiva sembra avviata verso risultati contabili più che accettabili, dall’altro occorre evidenziare come già fatto negli anni scorsi alcuni aspetti critici, come i costi non uniformi, di beni e servizi acquistati all’esterno dalle AA.SS.LL., le sempre lunghe liste d’attesa; i problemi connessi alla minore propensione delle assicurazioni a coprire i rischi della professione medica, l’aumento della compartecipazione (ticket) richiesta all’assistito”.
Ma è nel capitolo “sanità” della memoria, curato, come abbiamo detto dal vice procuratore Benedetti, che insieme ai dati contabili di dettaglio sull’andamento della spesa nel 2013, troviamo le critiche più esplicite alla gestione attuale del sistema sanitario, tant’è che c’è un paragrafo volutamente titolato “La sanità malata”.
“Se i flussi finanziari – si legge infatti nel testo - sembrano ormai avviati verso approdi contabili più accettabili, appaiono ancora latitare interventi significativi per le varie criticità sostanziali che affliggono da tempo il nostro sistema sanitario, dimostrando nuovamente l’evidente difficoltà di giungere a convincenti soluzioni”.
“Del resto – prosegue Benedetti - la sommaria analisi dei dati contabili, fin qui effettuata, richiede alcune necessarie considerazioni integrative relative all’effettivo stato di salute del sistema, al di là, cioè, di quanto potrebbero indurre a ritenere i pur provvisori dati di consuntivo, per verificare in concreto il bilanciamento fra i vari interessi pubblici in gioco, tenuto conto che le pur importanti esigenze di bilancio vanno contemperate con il risultato di assicurare un effettivo e generalizzato diritto alla salute”.
“In altri termini – chiosa il vice procuratore - in un settore molto particolare, come quello sanitario, la validità di una gestione non può essere valutata esclusivamente con i dati numerici, ma va vista anche in funzione degli obiettivi da raggiungere ovvero, se ritenuti già raggiunti, da mantenere”.
Sanità oggetto delle più svariate manovre ma ora bisogna interrogarsi sulla sostenibilità del sistema
“Da diversi anni, ormai – rileva Benedetti - la sanità è stata fatta oggetto delle più svariate manovre di contenimento della spesa pubblica, che hanno comportato una costante diminuzione delle risorse a disposizione a fronte di livelli di assistenza in tendenziale espansione. Bisognerà allora interrogarsi sulla ulteriore sostenibilità di una eccessiva contrazione delle risorse da destinare al settore, senza prima affrontare il vero nodo del problema, rappresentato da una coerente riqualificazione della spesa da sostenersi, da depurare innanzi tutto da fenomeni di mala gestio e da sprechi, spessi dovuti a deficienze organizzative che andrebbero risolte con sollecitudine”.
“Anche perché – prosegue - la vulnerabilità intrinseca del sistema, oggetto di male intenzionate incursioni esterne ma anche di tarli interiori alquanto attivi, finisce talvolta per depotenziare o addirittura annullare del tutto gli effetti positivi che i vari strumenti riformistici hanno faticosamente conseguito”.
Sempre liste d’attesa e attenti alla medicina difensiva
“Neppure il 2013 è stato l’anno di significativi miglioramenti dell’antica problematica delle liste d’attesa scrive ancora Benedetti - che rappresentano una delle spie più sensibili del difficoltoso funzionamento del sistema e per il quale si devono nuovamente sollecitare interventi organizzativi strutturali”.
“L’effetto ingolfante della c.d. medicina difensiva, invero difficile da scongiurare senza un’appropriata riforma culturale di operatori sanitari ed assistiti – osserva poi il vice procuratore - va fronteggiato con adeguati strumenti che assicurino l’effettuazione delle prestazioni in tempi ragionevoli, magari escludendo dai vincoli di spesa e dai tetti programmati quegli accertamenti riguardanti patologie particolarmente rischiose, che richiedono una risposta pronta ed efficace”.
“Da monitorare, comunque – conclude su questo punto Benedetti - i tentativi posti in atto in alcune regioni del centro nord per lo svolgimento di accertamenti diagnostici anche in giorni festivi ed in orari notturni”.
Sanità pubblica senza coperture assicurative per Asl e professionisti
“Già in passato – ricorda Benedetti - si è avuto modo di richiamare l’attenzione sulla progressiva disaffezione delle compagnie assicuratrici nei confronti di un settore ritenuto evidentemente poco remunerativo. La carenza di specifiche informazioni al riguardo, non consente, per ora, di valutare i riflessi contabili della scelta effettuata in alcune regioni di far assumere a diretto carico delle strutture sanitarie (e quindi dell’amministrazione pubblica) il rischio da responsabilità civile verso terzi derivante da errori professionali, non ricorrendo più alle coperture offerte dalle imprese assicurative. Anche al di là, comunque, del potenziale impatto economico, resta pur sempre una scelta controversa, perché da un lato espone il sistema a futuri potenziali oneri oggi non previsti e forse neppure prevedibili e quindi in oggettiva collisione con le esigenze di programmazione; mentre dall’altro, considerate le intuibili limitatezze delle risorse a ciò disponibili, favorisce un sistema di garanzie affievolite a fronte di contenziosi spesso economicamente rilevanti, a tutto discapito oltre che delle strutture sanitarie coinvolte, anche degli operatori sanitari e degli stessi soggetti danneggiati”.
La crisi della sanità privata
“Altro aspetto segnalato in passato, che ha fatto registrare segnali di oggettivo peggioramento - dice Benedetti introducendo un altro elemento di criticità alla sua relazione - è quello della crisi manifestata nell’ambito della sanità privata, le cui difficoltà finanziarie hanno talvolta trovato le proprie cause in gestioni non corrette, quando addirittura illecite. I segnali degli anni passati, già di per sé preoccupanti, riguardanti tale contesto, hanno trovato lo scorso anno la propria inevitabile conferma, rendendo inequivocabilmente manifeste situazioni assai critiche concernenti anche importanti e rinomate strutture sanitarie, che al di là dell’innato dualismo fra pubblico e privato, non da tutti correttamente apprezzato, hanno comunque concorso in passato alla piena realizzazione delle finalità del sistema sanitario e che rappresentano pur sempre una valida alternativa ai limiti delle strutture pubbliche”.
Le compartecipazioni di spesa
“Altro fenomeno sul quale riflettere – aggiunge Benedetti - è quello del livello raggiunto dal pagamento dei tickets sulle prestazioni a carico del Servizio sanitario nazionale, che in alcuni casi sta progressivamente avvicinandosi ai costi di mercato di alcune prestazioni effettuate in privato, incentivandone paradossalmente il ricorso in quella direzione.
Seppure rimane alquanto difficile pensare ad una loro diminuzione, va però ribadita la necessità che un tale strumento vada adottato in maniera più equa, razionalizzando prescrizioni, dimensioni delle confezioni farmaceutiche alle effettive esigenze terapeutiche, migliorando anche altri aspetti del sistema, all’apparenza secondari, per venire soprattutto incontro a quella parte più debole della popolazione, per la quale curarsi si è trasformato in un lusso”.
I danni erariali alla sanità
“In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2014 – ha ricordato Benedetti - si è dato conto dell’attività svolta dalle Procure e dalla Sezioni giurisdizionali nei giudizi di responsabilità amministrativa riguardanti il settore, caratterizzato da numerose fattispecie di danno erariale, a riprova di un ambito facilmente incline a ruberie e sprechi, che incidono prima ancora che finanziariamente, anche sotto un profilo etico, quando non sono addirittura forieri di mettere in discussione gli stessi equilibri politici delle realtà territoriali. Del resto, poiché gli errori sanitari sono diventati sempre più oggetto di contenziosi giudiziari, anche per fattispecie un tempo inimmaginabili, il riflesso negativo che peserà sulle finanze pubbliche è largamente scontato, con la conseguente necessità di risarcire il danno prodotto alle strutture”.
Sempre meno operatori sanitari?
“Se i dati provvisori finora disponibili saranno in seguito definitivamente confermati, per la prima volta negli ultimi anni – sottolinea Benedetti - la spesa per l’aggregato delle risorse umane non rappresenta più quella maggiormente incidente sul totale delle risorse a disposizione del sistema sanitario, sopravanzata dalla spesa per l’acquisizione di beni e servizi. Il blocco dei contratti pubblici e la contrazione del turn over rendono coerente il dato rilevato, ma suggeriscono anche l’opportunità di un’attenta valutazione in prospettiva futura, per evitare il rischio di un depauperamento progressivo del personale addetto. Anche in questo caso, dunque, una visione esclusivamente contabilistica del profilo rischia di entrare in rotta di collisione con le finalità proprie del sistema”.
Stili di vita migliori
“Sempre nell’ottica di risparmiare risorse talvolta assorbite da aspetti non propriamente prioritari – conclude la disamina sulle criticità della sanità del vice procuratore - sarebbe opportuna una maggiore coscienza istituzionale, quanto più possibile corroborata da consapevoli scelte personali, finalizzata a favorire stili di vita più sostenibili e condivisi, a cominciare da una più corretta educazione alimentare da porre al centro di un nuovo modello di sviluppo”.
26 giugno 2014
Fonte: Quotidianosanità.it